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Domenica, 28 Aprile 2024
Cronaca Cisterna di Latina

Restituirono l'arma della strage di Cisterna, riparte il processo ai due medici per omicidio colposo

I professionisti firmarono il nulla osta per la pistola con la quale il carabiniere Luigi Capasso ferì la moglie, uccise le figlie e si tolse la vita

Si riparte da zero o quasi nel processo a carico dei due medici che diedero il nulla osta grazie al quale il carabiniere Luigi Capasso ottenne nuovamente l’uso dell’arma di ordinanza con la quale poche settimane dopo, il 28 febbraio 2018, uccise a Cisterna le due figlie Alessia e Martina, dopo avere ferito la moglie Antonietta Gargiulo, per poi togliersi la vita.

Quintilio Facchini e Chiara Verdone, rispettivamente medico di fiducia di Capasso e medico militare presso il servizio di infermeria del presidio di Velletri, sono chiamati a rispondere di omicidio colposo per avere sottoscritto le certificazioni grazie alle quali al militare era stata restituita la pistola  che la stessa arma dei carabinieri gli aveva tolto dopo una denuncia della moglie. Questo pomeriggio il processo è ripartito davanti ad un nuovo giudice monocratico Enrica Villani alla quale la difesa, rappresentata dagli avvocati Orlando Mariani e Luciano Lazzari per Facchini e Carlo Arnulfo per la Verdone, ha ripresentato una serie di eccezioni  sulla incompetenza territoriale del Tribunale di Latina e sulla costituzione di parte civile oltre che chiedere la citazione dei competenti Ministeri dell'Interno e della Difesa e della compagnie assicurative. Richiesta alla quale si è opposta l'Associazione ‘Differenza Donna' che nel processo si è costituita parte civile e che ha realizzato un centro antiviolenza intitolato proprio alle vittime, Alessia e Martina e il pubblico ministero Daria Monsurrò. Nel processo la Asl di Latina, rappresentata dall'avvocato Giovanna Pierro, è stata citata quale responsabili civile.

A conclusione della camera di consiglio il giudice ha rigettato tutte le richiesta rinviando all'udienza del 5 maggio prossimo per ascoltare alcuni carabinieri quali testi dell'accusa. Era invece già stata ascoltata a porte chiuse Antonietta Gargiulo la quale aveva raccontato le continue minacce del marito dopo la separazione e le denunce presentate che avevano portato al ritiro dell'arma d'ordinanza al carabiniere, arma che gli era poi stata restituita e con la quale aveva compiuto la strage.

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