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Cronaca

Fatture false per 3 milioni di euro, scatta il maxi sequestro con l’operazione “Albachiara”

L’attività della guardia di finanza nel sud pontino; eseguito un decreto di sequestro preventivo per un valore di oltre mezzo milione di euro; coinvolte 14 imprese e 18 persone

Altra importante operazione della guardia di finanza che tiene sempre alta l’attenzione sul contrasto all’evasione, all’elusione e alle frodi fiscali: è stato eseguito nel sud pontino un decreto di sequestro preventivo di disponibilità finanziarie, beni mobili e immobili per un valore di oltre mezzo milione di euro per diversi reati fiscali ipotizzati a carico di numerose società. 

Le investigazioni economico-finanziarie, che rientrano nell’ambito dell’operazione che è stata denominata “Albachiara”, hanno permesso di raccogliere elementi investigativi in ordine ad un sistema fraudolento, perpetrato secondo i canoni della più tradizionale frode fiscale realizzata da società effettivamente operanti prevalentemente tra Formia, Castelforte, Santi Cosma e Damiano, Fondi e Monte San Biagio, che attraverso l’utilizzo di fatture false, emesse da 5 ditte cosiddette cartiere, esistenti quindi solo sulla “carta” e con sedi fittiziamente localizzate in varie città italiane, hanno fraudolentemente evaso l’imposta sul valore aggiunto.

Il ruolo di un commercialista formiano

Al centro di tutto c’era un commercialista formiano che aveva legami con la quasi totalità delle imprese coinvolte nell’utilizzo delle fatture false, come pure alcune di quelle che le hanno emesse; era infatti lui la persona deputata sia alla tenuta delle scritture contabili che alla presentazione delle varie dichiarazioni. Èd è proprio partendo dall’analisi degli elementi di anomalia che sono emersi dai clienti del professionista, e dai successivi riscontri di polizia economico-finanziaria, che le fiamme gialle di Formia hanno ricostruito l’articolato meccanismo di frode, basato sull’indicazione nelle dichiarazioni tributarie di elementi passivi fittizi, avvalendosi di fatture riferibili ad operazioni oggettivamente inesistenti, attestanti la grossolana e generica descrizione di prestazioni di servizi di marketing e consulenza ovvero di servizi di pubblicità mai realizzati e, soprattutto, “giustificati”, per la maggior parte, con ingenti pagamenti in contanti a cifre “tonde”.

Le indagini della guardia di finanza 

Secondo l’ipotesi investigativa dei finanzieri, la frode fiscale si articolerebbe su 5 ditte individuali, deputate all’emissione delle fatture false, talune aventi sedi fittizie in varie località italiane, ma tutte riconducibili a soggetti privi di organizzazione e capacità imprenditoriali, e 14 imprese realmente operanti nel settore edile, della ristorazione, del commercio al dettaglio e dei servizi, che hanno inserito nelle dichiarazioni fiscali documenti falsi per abbattere le imposte da versare al fisco, il tutto anche grazie al contributo del consulente fiscale. Non a caso, le ditte individuali intestate a soggetti prestanomi sono divenute inattive dopo aver “assolto” il compito illecito.

L’attività investigativa, compiuta non solo con l’esame dei dati contabili e fiscali, ma anche con mirate e capillari indagini finanziarie, ha consentito la ricostruzione di un’imposta a titolo di Iva, ritenuta fraudolentemente sottratta al fisco, per circa mezzo milione di euro ed il deferimento all’Autorità Giudiziaria di 18 persone fisiche, tra titolari e rappresentanti legali delle società coinvolte, compreso il consulente fiscale, per i reati di dichiarazione fraudolenta, emissione di fatture per operazioni inesistenti ed occultamento e distruzione di scritture contabili.

Il sequestro 

L’operazione, che mira al recupero effettivo alle casse dello Stato delle somme illecitamente non dichiarate e corrisposte all’Erario, è stata coordinata dalla Procura di Cassino che ha emesso un’ordinanza di misura cautelare reale nei confronti delle principali società coinvolte e dei relativi rappresentanti legali, cui i finanzieri stanno attualmente dando esecuzione.

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