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L'indagine / Sabaudia

Arresti per corruzione a Sabaudia, la sindaca Gervasi "spregiudicata e abile dissimulatrice"

Nelle carte dell'inchiesta il gip descrive i suoi tentativi di depistaggio delle indagini e il suo stabile asservimento agli interessi privati. Tentò anche di accreditarsi come confidente dei carabinieri

Un "consolidato e produttivo apparato clientelare tra i dipendenti del Comune di Sabaudia e una serie di imprenditori privati". E al vertice di questo sistema criminoso "si colloca proprio la sindaca Giada Gervasi, attorniata da soggetti che ricoprono anch'essi posizioni apicali, quali assessori, dirigenti e consiglieri". E' quanto emerge dalle carte dell'inchiesta coordinata dalla procura di Latina e condotta dai carabinieri del Nucleo Investigativo di Latina che ha travolto l'amministrazione comunale guidata da Giada Gervasi, con 16 misure cautelari di cui 12 agli arresti domiciliari.

Corruzione a Sabaudia: i nomi degli arrestati

Il "sistema criminoso" all'interno del Comune di Sabaudia

Secondo il gip Giorgia Castriota che ha firmato l'ordinanza i fatti contestati agli indagati, relativi soprattutto a turbative d'asta, reati di falso e corruzione, denotano una "spiccata inclinazione a delinquere", manifestata dalla particolare spregiudicatezza, disinvoltura e dimestichezza con cui i dipendenti e i pubblici ufficiali indagati hanno sfruttato le loro posizioni per dare vita a un "sistema di mercificazione della res pubblica" che verosimilmente andava avanti da anni. Per queste ragioni, data la complessità dell'inchiesta, la personalità degli indagati e la modalità di realizzazione dei fatti contestati, il gip ritiene che la valutazione delle esigenze cautelari non può essere effettuata decontestualizzando ogni singolo reato ma collocando ogni episodio all'interno di un "più ampio, radicato e capillare sistema  criminoso esistente nel Comune di Sabaudia".

La sindaca di Sabaudia Giada Gervasi si dimette

Il ruolo "spregiudicato" della sindaca Giada Gervasi

In questo contesto, il gip descrive la condotta e la personalità di Giada Gervasi, sempre ben attenta, insieme agli altri indagati, ad organizzare gli incontri illeciti in luoghi riservati e non all'interno degli uffici comunali. Grazie al suo ruolo istituzionale "si è mostrata un'abile dissimulatrice dei fatti e spregiudicata nel portare i reati per fini politici". Fu proprio la sindaca infatti, all'indomani dall'attentato al parco del Circeo, a richiedere al prefetto di Latina la convocazione di un Comitato per l'ordine e la sicurezza, approfittando poi della situazione per influenzare i controlli nei confronti dei titolari delle attività balneari riconducibili ai suoi avversari politici. La stessa sindaca aveva inoltre cercato di accreditarsi come "confidente" dei carabinieri di Sabaudia per depistare eventuali indagini a suo carico e indirizzarle falsamente verso alcuni dipendenti dell'ente e amministratori, tra cui l'assessore Innocenzo Angelo D'Erme, anche lui finito oggi agli arresti, del quale la sindaca dichiarò di aver chiesto le dimissioni. Un comportamento questo che appare ora funzionale a precostituirsi un alibi e a realizzare un vero "depistaggio". Insomma, per il giudice per le indagini preliminari, Giada Gervasi "ha svolto il fondamentale ruolo di connettore tra il mondo politico/amministrativo e quello dei privati". Sfruttando il suo ruolo "ha amministrato al solo fine di soddisfare interessi propri e di soggetti a lei legati da rapporti di natura personale o di convenienza politica a discapito dell'interesse pubblico alla buona amministrazione". Pur di raggiungere i suoi obiettivi non avrebbe infatti esitato a far trasferire funzionari reputati non adeguati e di ostacolo, perché rispettosi della legge. Aveva infatti nominato responsabile del settore Lavori pubblici Sandro Dapit, suo uomo di fiducia, anche lui destinatario della misura cautelare. Episodi dunque che descrivono il suo stabile "asservimento" agli interesssi privati in spregio all'interesse pubblico.

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